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mercoledì 13 aprile 2016

Sp500 14-4-16

Ci sarebbe qualche piccolo indizio che giovedì si possa scendere un po', in tal caso 2060 fut sarebbe un buon target per un ipotetica iv di quest'ultima? onda rialzista.

12 commenti:

Gabriele ha detto...

Potrebbe essergli bastato 2070 per la 4, pur avendo fatto una 3 molto più lunga?

In questo caso sopra 2076 andrebbe a fare l'ipotetica 5, che però vista la 4 potrebbe essere corta e completarsi rapidamente? Entro domani?

Ciao

Piergiovanni ha detto...

così a occhio quel 2070 sembra una iv interna alla 3 quindi il 2079 sarebbe la v di 3.
quindi il target di una 4 sale a 2061
sempre che non superi anche 2079

Eliseo ha detto...

Proprio dove è puntellato ora!

fabiodapo ha detto...

Se vi riferite alla 5 della struttura partita da 1810 Indice,secondo me per essere tale,sebbene abbiamo una 3 lunghissima,dovrebbe comunque andare ben sopra 2100 e quindi parliamo già di zona doppi massimi (luglio/Novembre 2015)
Tutto questo per dire che prima di mettersi contro (Short) su un'eventuale 5, ci penserei bene... ;-))

Buona serata a tutti.

Piergiovanni ha detto...

per me la 5 è quella in corso partita da 2029 fut, si parlava della v di questa 5

Piergiovanni ha detto...

aggiungo che ormai il tavolo si sta girando tutti parlano di 2100/2130...attenti ad eventuali sorprese

giuliokkk ha detto...

Spiegati meglio Piergiovanni perfavore
Grazie
(scusa ma meglio essere sicuri di aver capito dato la posta in gioco)

Piergiovanni ha detto...

Se vai a rivedere l'analisi di lungo un paio di domeniche fa, c'erano, come al solito varie ipotesi, avendo rotto i massimi, l'unica rimasta è quella che voleva 2025 come 4 e i nuovi massimi come 5
nello sviluppo concreto abbiamo avuto 2026 abc=W 2056 abc=X 2029=Y di 4 in failure
di lì parte la 5 (di tutto il movimento da 1802) e si vede all'inizio anche una leading diagonal.
In base a quanto fatto un target 2100 sarebbe l'ideale, ma è molto atteso, le scadenze son domani e parliamo di un'ultima onda (se i conti sono giusti) per cui non di rado viene segata prima del target senza preavviso. Inoltre se la settimana scorsa tutti erano ribassisti, adesso tutti attendono 2100 e oltre, quindi prudenza. Spero di essere stato chiaro.

fabiodapo ha detto...

Buongiorno,
ribadisco anche io il termine prudenza,siamo nella terra di nessuno...o meglio...
di lor signor...
Primo target per 5 ho 2113 (failure) e poi zona 2150 sempre di Indice.

In ottica didattica io questa 4 in failure(?) la semplificherei così:
Indice 60 minuti
2075 = 3
2042 a
2067 b
2033 c
2062 d
2039 e = 4
Classico triangoletto previsto per l'alternanza con estensione di tempo e prezzo
adeguata alla sua 2 ed alla struttura.

Buona giornata a tutti.

Piergiovanni ha detto...

se è per questo invece di d e potrebbe esserci un'altra i-ii con b di ii in overlap

fabiodapo ha detto...

Sì Piergiovanni,
volendo si può leggere tutto ed il suo contrario.
Il mio appriccio è differente...diciamo più artistico se vuoi...non si scolpisce
un pezzo di marmo,ma si leva la materia in eccesso perchè la scultura è già dentro!!
;-))
Più seriamente, cerchiamo "ciò che non può essere" secondo le regole poi su ciò che
rimane, vediamo di trovare quelle soluzioni che,se errate, ci danno la possibilità
di uscire senza grossi danni o di rimediare.

Nello specifico l'attesa di una iii (anche se interna) ribalterebbe proprio la visione di una 5 (superiore) in Ending: entro per cavalcare una 3 e mi trovo su una 5(struttura superiore) in failure ?
Mi spiego: non mi pare sia il frangente adatto a trovare una valida motivazione (una 3) per tradare a tutti i costi la salita, ergo escludo il conteggio perchè è un teorizzare fine a se stesso.
Sempre IMHO.

nuccio ha detto...

MILANO - Riunione Opec di Doha: più che un vertice economico, sembra una visita di cortesia. Perché più si avvicina il momento di prendere decisioni concrete e sempre più sale lo scetticismo di analisti e addetti ai lavori. L'opinione prevalente, a poche ore, dall'avvio dei lavori della riunione dei principali paesi produttori di greggio è che il tutto si concluderà con un nulla di fatto. Sulla carta tutti sanno quello che sarebbe necessario per ottenere un rialzo dei prezzi: dopo il calo del 50% nell'arco degli ultimi 15 mesi, sarebbe necessario un taglio della produzione o quanto meno un congelamento ai livelli del gennaio scorso.

In realtà, tutti i tentativi di andare in questa direzione sono stati frustrati dai veti incorociati e tutto fa presupporre che si va verso una replica dello stallo. La situazione di partenza è data da un eccesso di offerta indicata in 1-2 milioni di barili al giorno a livello globale, con la Russia e l'Arabia Saudita che stanno producendo a livelli da record con l'intento di mettere in difficoltà gli operatori americani di shale oil. L'Arabia sarebbe disposta a ridurre le quote a patto che lo facciano tutti in modo equivalente. Ma c'è il problema dell'Iran: la repubblica islamica è appena uscita dall'embargo economico e vorrebbe tornare a produrre ai livelli pre-sanzioni per incassare valuta e rilanciare l'economia interna. Ma per farlo dovrebbe ottenere una deroga dai principali paesi produttori. Opzione che, al momento, l'Arabia rifiuta, così come nei mesi scorsi ha rifiutato un accordo diretto con la Russia: il governo di Mosca è sempre più in difficoltà per i mancati incassi dalla vendita di materia prima, nonostante abbia annunciato che non fermerà l'aumento della produzione prima del 2017.

Ma c'è un altro elemento fondamentale che porta i paesi produttori a difendere lo status quo. Ed è il calo della produzione negli Stati Uniti. Gli analisti hanno letto con attenzione quanto pubblicato pochi giorni fa dall'Ocse prima e dall'Agenzia internazionale per l'energia dopo. "Con l'Arabia Saudita e la Russia che estraggono a ritmi da premiato o quasi - scrive l'Ocse in un report - e un potenziale di crescita molto basso tranne che in Iran, l'equilibrio tra domanda e offerta non sarà materialmente alterato nella prima metà del 2016". Per l'Aie, invece, lo shale oil avrebbe accelerato il suo declino a causa dei "problemi finanziari che pesano sugli operatori storici". Ma in difficoltà non è solo il petrolio ricavato dalla "roccia": il calo superiore al 75% del numero delle piattaforme petrolifere negli Usa dalla metà del 2014 ad oggi ha portato a un'accelerazione del calo della produzione nelle ultime settimane.

Del resto, l'elenco delle società del settore petrolifero che si appellano al Chapter 11, la legislazione americana per le procedure di fallimento, è in costante aumento. E le grandi banche si adeguano: dopo Jp Morgan, anche Wells Fargo e Bank of America hano aumentato gli accantonamenti a fronte di crediti deteriorati nel settore del petrolio, rispettivamente per 1,7 e 1 miliardo di dollari.

Anche la Borsa, nell'ultima seduta della settimana uscente, si è adeguata al clima di scetticismo: il Wti americano ha perso circa il 3% attestandosi appena sotto i 40 dollari. Se al vertice di Doha il comunicato finale non dovesse essere scritto nei dovuti modi, i mercati potrebbero risvegliarsi lunedì mattina con la luna storta.